Vino ed Emozioni - Viticoltura

Buonasera Alice Feiring

2 Gennaio 2020

Appena letto il suo articolo “Il vino naturale è morto? Il mondo del vino naturale, costruito su onestà e semplicità, sta per essere corrotto da opportunisti”, ho sentito la necessità di una risposta. Questo anche perché chi le scrive rappresenta almeno la sesta generazione di produttori di vini con le caratteristiche proprie del vino così chiamato “naturale” (minimo intervento in vigna e cantina, buon rispetto dell’ambiente circostante, artigianato, esperienza e manualità consolidate, trasparenza verso il consumatore). Questo modo di lavorare, dopo circa un secolo e mezzo, inizia a ottenere sensibili apprezzamenti in Italia e all’estero.

Detto questo ritengo che la Sua espressione sia prevalentemente ironica: infatti il vino “naturale” non è mai esistito e quindi non può esser…morto. Si tratta di una terminologia astratta e fuorviante il vero significato del termine. Questa parola ha avuto, inaspettatamente, un successo molto rapido. Ovunque sul globo in meno di tre decadi soprattutto tra i giovani alla ricerca di una migliore armonia nello stile di vita, nel modo di produrre cibo ed il vino è diventato l’esempio per eccellenza. Credo che se fosse stato utilizzato per un legume, un cereale o un prodotto zootecnico il risultato di questa parola in termini di notorietà sarebbe stato di gran lunga inferiore!

Posso personalmente testimoniare di questa tendenza soprattutto in Giappone, a partire da metà degli anni ‘80. Non mi sembra sia possibile, ora, rinunciare a questo nome; altrettanto complesso realizzare una specifica normativa in merito, ma lasciamo al legislatore. Un esempio di trasparenza di procedimento è peraltro stata realizzata nel Metodo Corino (IT- Patent, 2019).

Per il resto, penso che lasciare scorrere sia la cosa migliore da perseguire; questo movimento del “vino naturale” fa già parte della storia e rimarrà di esempio per le future generazioni per il ritorno all’autenticità, a valori etici, al cibo più salubre, al rispetto dell’ambiente, ad armonie interiori, amicizie: ci par poco? È una rivoluzione epocale che coinvolge il mondo intero! Fantastico approdo dopo numerosi decenni di scardinamento dei principi base delle buone pratiche colturali, anche nella produzione del vino, prodotto sicuramente meno fondamentale per la sopravvivenza del genere umano.

L’imprenditore agricolo infatti è sempre stato attento nella valutazione dei costi di produzione e dei relativi ricavi al fine di conseguire bilanci positivi. Tuttavia quasi mai ha verificato gli effetti secondari (externalities) delle sue produzioni, come la perdita di capacità di uso dei suoli, la desertificazione, gli inquinamenti ambientali, la perdita di biodiversità, le conseguenze sulla salute di operatori e consumatori.

Il Suo allarme sulla corruzione ed opportunismi presenti anche nel mondo dei produttori di “vini naturali” mi induce ad un ulteriore commento. La storia più antica del vino è percorsa anche da misfatti ed inganni e mai si è completamente esaurito questo oltraggio. I fatti ancor dimostrano come l’uomo sia da sempre assetato di danaro prevaricando principii, buoni costumi e pronto a saltare sul carro del vincitore.

Vorrei tuttavia rimarcare che tra i produttori di “vini naturali” ed accanto ad alcuni miserabili ‘mercanti’ di menzogne che si potrebbero smascherare facilmente, esistono enormi schiere di produttori irreprensibili e silenti che svolgono un lavoro umano straordinario e necessario: dobbiamo tutti esser loro riconoscenti e fornire loro ogni incoraggiamento e sostegno.

Vorrei infine suggerirle di rileggere il nostro grande poeta Giacomo Leopardi nel suo “Elogio degli uccelli” (1824): la ritengo una lezione importante per tutti noi.

Con i migliori saluti e prospero 2020.

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