IL CLIMA CAMBIA…o è sempre cambiato?
Produrre vino è come avere un negozio senza il tetto.
Lo scorso 7 agosto al vigneto Cudé, in Traona (Valtellina, Sondrio), con Davide ho osservato l’andamento della maturazione per trarne possibili decisioni.
L’ardito terrazzamento mostrava tutta la sua variabilità come vigoria, quantità e qualità dell’uva, grado di maturazione, patologie e ..assaggi da parte degli uccelli.
Quando mi trovo in luoghi così straordinari di sfida eroica tra il saper fare dell’uomo e l’ambiente montano, mi corrono veloci pensieri di come la nostra missione per produrre un bicchiere di vino può anche costituire una lezione di vita.
Da alcuni decenni l’argomento dei ‘cambiamenti climatici’ è diventato sempre più di attualità sia in politica che nella comunicazione. Poi, recentemente, si sono aggregati fans di tutti i tipi che non trovano di meglio che scrivere in continuazione sull’argomento. Rivaluto quindi il vecchio proverbio “Ofelè fa el to mesté” ed aggiungo cerca di farlo al meglio (inquina di meno, immetti meno CO2 nell’atmosfera…).
Inquinare, produrre emissioni elevate, realizzare disboscamenti importanti, stravolgimenti nel terreno o quant’altro lesivo del patrimonio ambientale rappresenta una azione criminosa e dovrebbe essere evitato. Gli andamenti climatici costituiscono gli argomenti degli scienziati ricercatori che con perizia ci possono educare a cominciare col dirci che il nostro pianeta, in oltre 10mila anni, ha vissuto quattro fasi calde (studi di Umberto Monterin, 1937, “E’ mutato il clima sulle Alpi in epoca storica?”).
Dalle ricerche ed esame critico il Monterin pervenne alla conclusione che i grandi sviluppi di masse glaciali del XVII secolo e della prima metà dell’Ottocento furono i maggiori che si siano verificati in epoca storica. In epoca antecedente il XVI secolo il clima sulle Alpi fu più mite e più secco dei secoli successivi, spiegabile dai seguenti fatti accertati:
- variazioni del limite superiore del bosco;
- presenza di una diffusa rete di canali di irrigazione a quote elevate;
- transito attraverso valichi alpini attualmente impraticabili;
- estensione dei ghiacciai.
In Valle di Challant (Aosta) sono state trovate ceppaie di vite a 1300 mt di quota mentre oggi la vite non supera 800m. Quindi tutti fatti naturali che ci indicano che il clima sulle Alpi è sempre cambiato e l’ultima ‘piccola glaciazione’ si sta concludendo da poco più di 150 anni, portando con sé anche tantissime sofferenze per le popolazioni (basti ricordare le epidemie catastrofiche che il nostro poeta Alessandro Manzoni ci narra).
Seguendo un prezioso suggerimento, ho cercato di immergermi in un ‘archivio climatico’. Così dopo aver pernottato a Sils, alta Engadina, il giorno successivo mi recai nella valle Bernina, direzione Morteratsch. Qui, con facile percorso, si raggiunge il ghiacciaio omonimo di tipo vallivo, eccellente testimone della ‘piccola glaciazione’. Dal 1878 viene misurato ed il suo arretramento medio/anno è di 18 m e negli ultimi decenni questo valore è aumentato.
Grazie alle ottime informazioni che si trovano sul posto ho appreso che la parte alta del ghiacciaio arriva a 3900 m e la lingua di ghiaccio arriva fino a 2060 m con una superficie di 16 km2. Lo spessore medio è di 70 m ma vi è una parte molto più spessa pari a 300 m (simpaticamente scrivono che può contenere completamente la torre Eiffel!).
Questa meravigliosa passeggiata è stata coronata da osservazioni di climax e ripopolamento botanico (salici, larici, ontani ..mentre pino cembro, rododendro, ginepro nano, si legge, arrivano solo dopo 100 anni rispetto a dove prima c’era il ghiacciaio).
Un viaggio così verso un ‘termometro del tempo’ lo suggerisco a tutti quanti vorranno capire meglio e soprattutto potranno testimoniare che non c’è niente di statico ma tutto è dinamico, tanto più il clima verso il quale dobbiamo solo rispetto durante le nostre azioni, di qualsiasi tipo.
Ritornando al vigneto è fatto generale constatare, nel 2017, un’annata avara di pioggia e particolarmente calda: alcune zone del Piemonte ricordano similitudini con il 1947 (l’anno dopo ci fu l’alluvione), quindi niente di nuovo ma giova ricordare alcuni comportamenti che potrebbero aiutarci. Altre regioni come la Toscana hanno mostrato difficoltà differenti nei vigneti e anche negli uliveti. Moltissimi, vorrei aggiungere quelli meno ‘bravi’, hanno eseguito vendemmie anticipate per varie carenze gestionali.
L’andamento climatico segue cicli che non ci è dato conoscere in anticipo ed i numerosi lavori nella ricerca di settore ci aiutano tantissimo. E’ ammirevole che con largo anticipo si possano seguire eventi eccezionali (tifoni, cali termici, assenza di piogge). Dobbiamo riconoscere che le previsioni meteo forniscono un grande contributo anche in viticoltura (scelte colturali più adeguate, decisioni vendemmiali più accurate…). Ma la produzione del vino, specialmente in alcune regioni, non sempre corrisponde a scelte razionali: forse l’esempio più forte è quello della coltivazione di vitigni in ambienti molto lontani dalla loro origine. Anche i sistemi di conduzione ed allevamento espongono spesso le produzioni a dei ‘rischi certi’ e l’andamento climatico non proprio ‘giusto’ può diventare alibi dell’insuccesso.
Ogni zona viticola storica possiede un ‘protocollo’ statistico di caratteristiche ambientali che occorre conoscere per migliorarci, sempre… Non ci deve troppo meravigliare che ci siano delle anomalie climatiche (per noi) o situazioni eccezionali, ma occorre comunque esser più preparati e pronti anche a dimostrare la nostra lungimiranza.
Un ciclo vegetativo del vigneto è piuttosto complesso e non si impara mai abbastanza: ogni annata è sempre diversa e si possono solo fare delle ipotesi di similitudini con annate precedenti. Ma qui sta tutta la forza del vino, orologio e biblioteca del nostro passaggio e che potremo ‘gustare’ nel tempo parlando di ricordi.
L’annata del vino 2017 è ancora in corso ma sicuramente verrà registrata in molte regioni europee per alcuni aspetti:
- germogliamenti anticipati causa temperature primaverili superiori alla media;
- ritorni di freddo con gelate molto diffuse tra il 17 ed il 24 aprile;
- grande caldo già da maggio e assenza di piogge fino a provocare siccità serie in molte zone.
A stagione conclusa si potranno tirar le somme ma intanto si impara ogni anno, ricordandoci sempre che nel vigneto è come avere un ‘negozio senza tetto’.
Così ricordo alcuni passaggi e scelte utili per aumentare la probabilità di aver migliori risultati. Naturalmente ci si riferisce agli ambienti storicamente vocati alla viticoltura e quindi le scelte principali sono riassunte in:
- scegliere quei vitigni e loro biotipi storicamente coltivati nel territorio. L’Italia custodisce un enorme patrimonio di vitigni che utilizza solo molto parzialmente. Sono frequentemente coltivati invece, in modo esteso e un po’ in tutte le regioni, vitigni ‘internazionali’ che meno si adattano per resistenza alla siccità o sensibilità verso alcune patologie, per maturazioni troppo anticipate, e che quindi necessitano in cantina di considerevole tecnologia ed additivi. Un impegno dovrebbe essere intrapreso nell’andare ‘oltre il gusto’ e comunicarlo al consumatore;
- curare la vitalità del terreno e rispettarne le funzioni e il potenziale produttivo;
- evitare la perdita di suolo per compattamento, erosione, polverizzazione; difenderlo dal sole o dalle acque importanti; curare la conservazione della sostanza organica, il vero motore di ogni processo. Ripristinare le qualità del terreno soprattutto con materiale vegetale idoneo, apportato o seminato in loco;
- evitare la coltivazione secondo la massima pendenza (molto frequente, ad esempio, nella ‘recente’ viticoltura della Toscana e non solo, dopo aver divelto i secolari terrazzamenti).
Il clima continuerà con la sua variabilità comprese, purtroppo, le temute grandinate. Noi possiamo solo essere sempre più bravi e previdenti sotto il cielo che ci consente meravigliosi grappoli ma, sovente, a caro prezzo e non sempre: questo è anche un esercizio di grande pazienza. Una scelta è doverosa: lamentarsi di meno, evitare giudizi affrettati o soluzioni magiche di qualche ‘venditore’ di professione, anche fosse un professore.
I cambiamenti climatici sono sempre esistiti e continueranno nelle loro dinamiche. Invece dall’inizio dell’era industriale l’attività umana ha variamente prodotto inquinamenti e disordini ambientali. Tra questi la crescita dei valori della CO2 nell’atmosfera in maniera esponenziale. Anche il mondo agricolo e quello vitivinicolo in particolare contribuiscono in modo significativo agli incrementi della CO2 nell’atmosfera e pochissimi ne hanno consapevolezza. Ma questo argomento sarà oggetto di successive riflessioni.
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