
Disegnare le colline con le vigne

Paragone tra sistemi di coltivazione: a sinistra situazione storica terrazzata, a confronto sulla destra con larghi appezzamenti a vigneto piantati secondo la massima pendenza
Le sistemazioni idraulico-agrarie sono state acquisite dalle antiche popolazioni italiche ed in particolare dagli Etruschi nelle funzioni principali di ridurre la velocità e la quantità delle acque superficiali, favorire la percolazione, limitare il processo erosivo. L’erosione collinare è fenomeno costante ed ogni anno i bacini dei vari fiumi trasportano materiali che corrispondono anche a 10 mm di spessore del terreno. Gli agricoltori italiani sono stati impegnati per millenni a compiere sistemazioni idraulico-agrarie per evitare le linee di massima pendenza che incrementa la velocità delle acque piovane con dannosa perdita di terra. Questo imponente lavoro ha sagomato ogni regione e ne ha anche prodotto un paesaggio agrario di straordinaria bellezza.

Gli inizi della meccanizzazione nelle vigne
Le sistemazioni collinari sono state sviluppate soprattutto da illuminati uomini toscani come Landeschi, Ridolfi Cosimo e Luigi: essere più consapevoli che la produttività dei terreni collinari dipende soprattutto dalla accurata gestione del terreno e delle acque.
La moderna agricoltura meccanizzata, a partire dagli anni ’60, ha iniziato a cancellare le forme che centinaia di generazioni di contadini avevano sagomato nelle campagne: un prezzo sempre adeguato per una maggiore efficienza nella tecnica colturale, o talvolta si può far meglio?
Con riferimento alle sistemazioni delle vigne ci fermiamo su due realtà importanti: il Piemonte e la Toscana. Nel primo caso i filari seguono prevalentemente le curve di livello conferendo ‘linee rotonde’al paesaggio; nel secondo caso i filari seguono la massima pendenza collinare, rittochino, con geometria da linea retta.
Quest’ultima sistemazione, spesso, è il risultato dell’abbattimento di muretti e terrazzamenti anche molto storici nella logica della elevata efficienza colturale con la massima meccanizzazione.
Questo rinnovamento del vigneto che è avvenuto di recente, deve comunque essere più consapevole dei moniti ed insegnamenti del Landeschi. In ogni caso, la massima efficienza colturale non può dimenticare vincoli idrogeologici e ambientali alterando il deflusso delle acque superficiali e di profondità ed esponendo i terreni a vistose perdite di fertilità. In una regione dai paesaggi agrari storici più spettacolari anche la nuova viticoltura sarà sicuramente capace di riflettere sulla sostenibilità delle produzioni e come la terra e il governo delle acque meteoriche siano prima di tutto un patrimonio culturale antico: come il gusto del vino.
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