Produrre VINO NATURALE
La nostra agricoltura si allontana sempre di più dalle scelte degli imprenditori stessi perché ‘condizionata’ da chi realizza la legislazione e soprattutto detiene le risorse fondamentali e strategiche per l’attività (germoplasmi, sementi, erbicidi, agro farmaci, fertilizzanti e altri mezzi connessi alla produzione).
La nostra viticoltura non sfugge a tali regole ed inoltre è un settore ‘ghiotto’ per l’industria correlata, a motivo dell’ingente consumo di pesticidi che ‘fabbricano anche altre malattie’ e di capacità produttiva dei terreni attraverso una aggressiva monocoltura (da qui la necessità sempre più forte di dover accedere ad inputs esterni per continuare a produrre). La viticoltura è inoltre autorizzata ed incoraggiata anche in ambienti inadeguati al vigneto e dove è possibile produrre solo grazie ad elevati consumi di agrofarmaci. Questo rispecchia una importante parte del quadro italiano, ma anche in Europa la situazione non è molto diversa.
Non possiamo, almeno nel breve periodo, modificare sostanzialmente questa situazione, che da origine, tra l’altro, a considerevoli economie.
Tuttavia con lungimiranza e con rispetto delle valenze economiche delle aziende, è possibile realizzare delle viticolture più sane e “organiche” ed elaborare naturalmente in cantina i vini ottenuti senza l’intervento di additivi. Questa scelta è molto impegnativa, molto professionale e non da possibilità di essere applicata in tutti gli ambienti viticoli, né garantisce la costanza produttiva. Questo fa capire subito che è una scelta che possono fare in pochi e che inevitabilmente ha un valore importante che il consumatore deve poter riconoscere. I produttori di vino naturale non possono continuare a ‘parlarsi addosso’ dicendo che sono migliori perché potrebbero ritrovarsi con il cerino in mano, spento. Ci sono ottimi produttori di vini “non-naturali” buonissimi che hanno fatto la storia del vino italiano e non solo, che in silenzio lavorano bene e con maestrìa sia in vigneto che in cantina e con valori di SO2 aggiunta anche inferiore a proposte di tanti produttori di “vino naturale”.
In pratica nella nostra grande viticoltura noi non facciamo abbastanza il nostro dovere principale che è quello di ottenere dell’uva atta ad essere elaborata per un vino stabile: non possiamo pensare di NON produrre bene in campagna per poi delegare a diversi interventi in cantina, tra i quali alcuni nocivi alla salute umana, per conseguire la durabilità nel tempo del vino.
Dati: Febbraio 2016
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Per tutti i motivi su indicati è sempre utile ricordare la definizione di VINO (REGOLAMENTO CE 479/2008): “il vino è il prodotto ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o di mosti di uve”. Quindi se non ci allontaniamo dalla normativa ci sembra poco opportuno andare alla ricerca di definizioni di vini naturali che prevedano degli interventi aggiuntivi, a maggior ragione quando dannosi per la salute.
Esempio di additivi e pratiche consentite nella produzione del vino |
Vale la pena osservare come organismi istituzionali italiani, mondialmente di riferimento economico di settore come il Vinitaly, abbiano avviato tra l’altro delle iniziative (Free Wine) volte a premiare vini che presentino al massimo valori di solforosa totale di 40 mg/Lt. Ed è curioso osservare come altre manifestazioni o associazioni che si dichiarano dedicate ai “Vini Naturali” accettino vini con valori di SO2 ben superiori.
Questo dimostra ulteriormente che rimane ancora tanta strada da percorrere e quanto essa sia difficile, per portare al consumatore dei prodotti veramente aderenti alla definizione della parola “VINO”, prima che non ci venga usurpata da qualche ‘buontempone’.
E vorrei concludere con la ricetta della Scuola Medica Salernitana “mens laeta, requies, moderata diaeta” (mente lieta, quiete, dieta giusta).
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