PAROLE, PAROLE, PAROLE…
21 Giugno 2015
Da un certo tempo sono sorpreso e talvolta anche contrariato nell’ascoltare o leggere in proposito dell’argomento “vino naturale”, soprattutto per la terminologia che viene utilizzata. Vorrei quindi esporre queste mie sensazioni ricordando il significato di alcune delle parole più frequentemente utilizzate.
- La natura: significa competizione, combattimenti, pasto… sopravvivenza e sviluppo che si realizza accanto a noi. Il “disturbo umano”, a diverse intensità e invasività, per il possesso del terreno porta al dualismo tra coltivazione e ‘infestante’. È un sistema molto dinamico e bene adattato alle condizioni locali che sconfina nelle riserve genetiche compresi i rapporti con le malattie (che accompagnano sempre ogni organismo biologico). Quindi un atteggiamento ‘romantico’ o ‘sognatore’ va pur bene, ma scendere sul
campo e cercare di riflettere meglio sull’ingombro umano mi sembra più appropriato. - La chimica: parola spesso usata per indicare qualcosa di
negativo e da rifuggire. Invece val la pena di ricordarsi che la “regina” della vita è la chimica, la biochimica ecc. regolata dall’informazione genica alla base dell’ecosistema. Scienze meravigliose ed affascinanti che stiamo conoscendo sempre di più. L’esempio straordinario delle reazioni biochimiche che portano ad un acino di uva e poi al vino e.. fino all’aceto ci devono aiutare a capire le energie che le governano nel destino di forme più stabili. Se l’uomo, talvolta, si intromette in questi passaggi con un utilizzo improprio della reazione chimica non è certo a discredito della scienza. - La biodiversità: parola di moda pronunciata da tutti, in ogni ambito ed occasione… una parola magica. Mi sembra che ci sia un risveglio improvviso.. ma dove eravamo prima? Forse non sapevamo che in 1 g di polvere domestica si posso trovare anche 1000 acari? Che il terreno non è materiale inerte ma è ricco di abitanti, di reazioni fisiche, chimiche, microbiologiche che si influenzano a vicenda in cicli complessi? La diversità biologica è uno status primitivo e variamente dinamico; l’agricoltura lo modifica mentre è proiettata negli obiettivi di massimo beneficio col minor dispendio energetico. Ritengo che rimanga da percorrere un lungo cammino per comprendere meglio il nostro ‘disturbo’ per produrre il cibo; quindi meglio lavorare d’impegno al fine di fornire risultati utili alla causa e limitare slogan che non portano da nessuna parte.
- La resistenza: non ho mai capito bene verso chi. Innanzi tutto il vino non sa ascoltare e neanche la vigna sa della nostra presenza; siamo, talvolta, superati da enfasi poco giustificate che rischiano di confluire in ambiti diversi dal fare agricoltura. Invece di fare i finti carbonari o leader del nulla, penso sia più produttivo provare a costruire delle rappresentanze credibili per percorrere le vie del confronto istituzionale (in sede locale, regionale, nazionale ed estera) al fine di collaborare efficacemente nella legislazione del settore. Ma per accedere al tavolo del confronto occorre esser uniti, preparati e disponibili al dialogo. Non è questione di trovare un termine più appropriato al vino “naturale” ma far capire a tutto il mondo della necessità vitale di cambiare atteggiamento al nostro ‘egoismo’ produttivo e dimostrare come l’alternativa sia economicamente più sostenibile.
- Ed infine vorrei ricordare il vero significato della parola artigianato, dal latino ‘artes’: capacità di agire e produrre in base ad esperienze conoscitive e tecniche, attività economica creativa per servizi non seriali all’interno di un gruppo famigliare o con un numero limitato di collaboratori secondo un ciclo lavorativo, ricorrendo in prevalenza alla manualità. E per la circostanza di una Grecia (e non solo) vessata da circostanze finanziarie internazionali capestro, potrebbe giovare il ricordo della locuzione latina di Orazio ( Epistole, II, 1, 156 ): “Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio” ossia “La Grecia conquistata (dai Romani) catturò il selvaggio vincitore e le arti portò nel Lazio agreste”. Una riflessione contemporanea per essere sempre più artigiani del proprio futuro, ed esser più concreti, preparati ed efficaci.
Commenti
0 commenti su "PAROLE, PAROLE, PAROLE…"
Non ci sono ancora commenti