La complessità biologica nel vigneto: un mondo di relazioni da provare a capire.
Qualche giorno fa, camminando la vigna Barla, osservavo la flora spontanea che da almeno vent’anni si colloca in spazi differenti con preciso posizionamento per condividere anche quella microvariabilità di ambiente che a me sfugge. Così, accompagnato da avvolgenti profumi delle viole, mi trovai casualmente in ricordi di gioventù quando, appena ricercatore a Sant’ Angelo Lodigiano, ebbi un rapido approccio al lavoro di ricerca della RothamstedExperimental Station (UK), la più antica e sempre attiva Stazione di ricerca al mondo. Qui si sviluppavano, tra l’altro, ricerche sui sistemi prativi stabili da oltre un secolo .. e scienze del terreno per agricoltura sostenibile con una tradizione dal 1620.
Ma il mio stupore, all’epoca, era banalmente rivolto al numero di pubblicazioni che un ricercatore poteva produrre al fine di poter partecipare ai concorsi e progredire (questa era la regola); mi domandavo come argomenti cosi complessi e duraturi potevano conferire giusto merito a chi si impegnava totalmente. Solo dopo alcuni anni, ho cominciato a comprendere meglio tale mondo e che la complessità in biologia è la norma e che l’agricoltura nell’allontanarsi da essa, dove invece la coltivazione di poche specie è la norma, rende il sistema più fragile e lo consegna ad artifici ed interventi ‘agronomici’ inadeguati per il beneficio economico complessivo (ambiente e suolo considerati). Ma se osservo quanto la ‘scuola’ di agronomia ha insegnato negli ultimi cinquant’anni, mi vien da concludere, che quasi ogni coltivazione ed allevamento ha seguito la logica della ‘semplificazione’: campi sempre più grandi in monocolture compresi frutteti e vigneti con elevata selezione varietale.
Non mi addentro al mondo dell’allevamento animale che subisce stessa logica con situazioni paradossali ..ma voglio almeno menzionare MichaelPollan che con “Il dilemma dell’onnivoro” a cominciare dal capitolo ‘mille modi di vedere un pascolo’. Riporto testualmente: “la mucca dischiude le sue labbra umide e carnose, la sua ruvida lingua si arrotola attorno al ciuffo di trifoglio ..poi dedicherà le sue attenzioni alle festuche… l’erba è alla base della catena alimentare ma sotto di lei c’è il terreno che ospita comunità di incredibile ricchezza…”. Forse , dopo un’agricoltura di tanta rapina in una manciata di decenni, si stanno presentando ragioni economiche forti (perdita capacità d’uso della terra, inquinamento ambiente e persone) che dovrebbero portare ad atteggiamenti più intelligenti e durevoli. La complessità di sistema dovrebbe aiutare in questa logica produttiva la quale, non può porre come unico obiettivo la produzione massima (assistiamo al fallimento di quasi tutte le produzioni: latte, cereali, carne e anche vino) mettendo in crisi i terreni, le falde acquifere, la salute dei produttori e consumatori.
Le piante (che non si possono spostare!) esercitano una continua attivazione di meccanismi di adattamento; ossia producono delle difese (= metaboliti) per contrastare gli stress ambientali e quelli che procura l’uomo. Molti di questi metaboliti sono favorevoli per chi se ne nutre..tutte le erbe e frutti posseggono proprietà favorevoli e costituiscono la vera farmacopea per noi ed animali. I metaboliti più importanti prodotti dai vitigni sono quelli che si trovano di più nella buccia (= proteggere i semi e salvare la riproduzione). Ricordiamo i polifenoli in generale, stilbeni, resveratrolo… tutte sostanze che contrastano alcune patologie dell’uva e sono favorevoli alla nostra salute.
Vigneto in ambiente consono collinare |
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